12 Febbraio 2019
Tempo di lettura: 4 minutiRiflessi, umore, stato d’animo, emozioni…faccio un po’ di confusione. Oggi scopriamo le tipologie di emozioni.
Classificazione di Paul Ekman
Capisco, capitava anche a me di fare confusione, poi ho cercato un po’ in giro e ho trovato che Paul Ekman, psicologo, li differenzia in base alla durata.
Riflessi
Riflessi, tipo la gamba che salta dopo la martellata del dottore sul ginocchio, sono quelli più rapidi, durano circa una frazione di secondo.
Stato d’animo
L’umore, lo stato d’animo, come quando ti senti allegro e spensierato, può durare anche più giorni.
Emozioni
emozioni, infine, sono quelle che si collocano nel mezzo durando, di fatto, qualche secondo.
L’emozione, dal francese émotion derivazione di émouvoir ossia “mettere in movimento“, corrisponde a un processo interiore, qualcosa che succede dentro di te quando ti trovi di fronte a un evento–stimolo che sta per influire, nel bene o nel male, sul tuo benessere. Come quando ti trovi all’improvviso di fronte al tuo migliore amico di infanzia che per qualche motivo non avevi più rivisto per decenni o quando ti volti e inorridisci vedendo qualcuno che si infila un dito nel naso e ci scava dentro per trovarci chissà cosa o quando ancora sobbalzi perché qualcuno si rivolge a te a voce alta mentre eri sovrappensiero.
Si, ma a cosa serve?
We, sveglia, sta accadendo qualcosa, vedi un po’ che devi fare!
Beh, dipende…
- È la prima volta che ti succede?
Esperienze precedenti
memoria a lungo termine e quando la tua mente trova quella corrispondente dice
Ah, si (quasi con sufficienza) quando succede questo provo questo.
Esperienze simili
Boh, sembra come quello, forse devo provare la stessa cosa
Mancanza di precedenti
Beh, in questo caso, la mente ci mette un po’ di più per reagire e decidere come ti devi sentire.
Euristiche
euristiche, cioè delle scorciatoie che la mente imbocca per risparmiare tempo e soldi ovvero energie cognitive. Hai visto mai che, nel frattempo, dovessero servire per qualcosa di più urgente e importante.
manager, scrupolosa, avveduta, oculata nel gestire le risorse disponibili. L’uso delle euristiche di solito funziona e ti fa provare l’emozione giusta per ogni occasione anche se, qualche volta, capita che prenda lucciole per lanterne.
Collegamenti cerebrali
Amigdala
l’amigdala, una piccola porzione del cervello a forma di mandorla. Piccola si, ma è un peperino e sa farsi rispettare tanto che, per fare il suo lavoro, coordina informazioni provenienti da ogni parte del cervello e lo fa rapidamente, senza perdersi in chiacchiere inutili.
Circuito limbico
Se, invece, ci sono dei dubbi sull’emozione da provocare, allora entra in gioco un’equipe completa, il circuito limbico, nella quale lavorano, oltre l’amigdala, l’ippocampo, la corteccia cingolata, quella pre frontale e il setto. Insieme confabulano fino a che non sono d’accordo sull’emozione più appropriata da scegliere.
L’ippocampo
L’ippocampo, in particolare mette a disposizione tutto il catalogo delle esperienze depositate nella Memoria a lungo termine e, nel caso non vi sia nulla di utilizzabile, cataloga e memorizza quella attuale conservandola per altri usi futuri.
Emozioni tipiche
Paul Ekman dell’esistenza di emozioni primarie, quelle di Inside out, il famoso film d’animazione della Pixar, e cioè
- Gioia
- Tristezza
- Rabbia
- Paura
- Sorpresa
secondarie come combinazioni di una o più primarie.
Riconoscimento delle emozioni
visibili e invisibili.
Risposte invisibili
invisibili rientrano quelle provocate dal Sistema nervoso autonomo il quale, appunto, agisce innescandole autonomamente, senza che tu ne sia cosciente quali, ad esempio, le variazioni del battito cardiaco, la sudorazione, il rossore o il pallore del viso, i brividi.
Risposte visibili
visibili, invece, riguardano le manifestazioni corporee e, in particolare, del viso e la postura.
Charles Darwin
Charles Darwin il quale fece delle ricerche adottando un metodo forse un po’ impreciso, ma che rientrava nelle possibilità dell’epoca. Scriveva a suoi conoscenti sparsi per il mondo chiedendo loro di descrivergli le espressioni del viso delle persone del luogo derivanti da determinati stimoli.
Paul Ekman, circa un secolo dopo, nel 1972, riuscì a fare di meglio recandosi personalmente e vivendo per un periodo presso un popolo della Nuova Guinea che non aveva mai avuto contatti con la cosiddetta civiltà. Egli raccolse numerose fotografie con le quali volle dimostrare che, per esempio, la donna in topless sorrideva, quando era felice, esattamente come quella sotto il Big Ben di Londra che giocava col suo bambino o che era accigliata perché arrabbiata.
Universalità delle emozioni
Darwin che Ekman, quindi, sostenevano l’universalità delle emozioni e cioè che, indipendentemente dalla cultura di provenienza, ciascuno esprime le proprie emozioni con le stesse manifestazioni facciali. L’influenza della cultura può riguardare l’intensità con la quale si manifestano le emozioni, come accade per i Giapponesi i quali riescono appunto a gestire le emozioni ed essere generalmente cordiali e sorridenti.
Microespressioni
Ekman, inoltre, dal quale ha preso spunto la famosa serie tv, Lie to me, riuscì a identificare e catalogare centinaia di dettagli corrispondenti a specifiche microespressioni del viso impossibili da controllare anche da un attore professionista. In pratica, anche se una persona è abile a mentire, se conosci questi segnali, puoi riuscire a smascherarla come faceva il dottor Lightman, esperto di comunicazione non verbale, nella fiction.
Se dunque vuoi riuscire a beccare anche il più abile mentitore attiva la tua attenzione selettiva e cerca di cogliere anche il dettaglio più insignificante che ti indichi se sta mentendo o dicendo la verità. Con un po’ di pratica e di pazienza riuscirai a cogliere molti segnali, anche rapidi e impercettibili, e a capire meglio il tuo interlocutore.
Ti consiglio vivamente, in proposito, il libro di Paul Ekman, Te lo leggo in faccia, e la visione in particolare della prima serie di Lie to me.
A volte è meglio non sapere. Sarebbe bello decidere quando si e quando no. Mi dirai chiedi troppo… è vero.
Bell’articolo.
Il trucco sta nel prendere consapevolezza della possibilità, per chiunque, di gestire le emozioni almeno quando si persegue un obiettivo. Negli altri casi, lasciarsi andare, perché no?
Grazie Umberto ?
Bravo ,interessante articolo .
Grazie ?