Perché faccio quello che faccio? La Motivazione

Tempo di lettura: 6 minuti

Articolo aggiornato il 5 Luglio 2022

Oggi ti racconto qualcosa di veramente interessante su ciò che si intende per motivazione in psicologia e cosa puoi fare per trovarla ed essere attivo ed efficace nella realizzazione di quello che desideri.

Ti senti stanco e demotivato?

Vuoi sapere come fare per ritrovare la spinta a fare ciò che devi e, soprattutto, ciò che vuoi fare? 

L’energia necessaria per compiere azioni concrete finalizzate ad ottenere i risultati che desideri deriva dalla motivazione che hai o…che non hai.

Ma cosa vuol dire motivazione?

 

1. Motivazione: significato

 

La parola Motivazione deriva dal latino movere, cioè muovere, dare avvio ai comportamenti che ogni giorno svolgiamo e può essere vista anche come somma di Motivo + Azione.

Molto la Scienza ha scoperto e molto altro si cerca ancora di scoprire su una materia un po’ complessa. E ciò affascina soprattutto coloro che, nel proprio lavoro, hanno necessità non solo di trovare la propria motivazione, ma di fornire anche ai propri collaboratori gli stimoli giusti per ottenere un rendimento sempre più alto, insieme a serenità e gratificazione.

 

2. Motivazione: psicologia

 

La psicologia della motivazione ovvero le dinamiche dei processi cognitivi della mente fanno riferimento, secondo diversi studiosi, a:

  • istinti
  • pulsioni
  • bisogni

definendo numerose teorie al riguardo tra le quali forse la più nota è quella di Maslow.

 

3. I bisogni di Maslow

 

Abraham Maslow, psicologo  statunitense (1954), nella sua teoria individua dei bisogni, cioè delle esigenze da soddisfare, la cui importanza rispecchia la posizione in una piramide dei bisogni.

trovare motivazione Maslow
Abraham Maslow

Una prima distinzione tra i bisogni è quella tra:

  • primari
  • secondari

 

I bisogni primari, quelli cioè ai quali attribuiamo la massima importanza sono:

  • l’autorealizzazione
  • la stima

L’autorealizzazione è il bisogno che identifica uno stato di armonia della persona tra il suo potenziale, ciò che può essere in grado di realizzare, e quello che ottiene.

Il gradino più in basso della piramide è occupato dal bisogno di stima ovvero quel senso di soddisfazione derivante dall’aver realizzato qualcosa, dal sentirsi quindi adeguatamente competenti e dal riconoscimento anche degli altri.

 

I bisogni secondari, invece, sono:

 

  • il senso di appartenenza,
  • la sicurezza e
  • quelli fisiologici
    Trovare motivazione Maslow
    Piramide dei bisogni – Maslow

 

Il senso di appartenenza, che è un’esigenza di natura psicologica, nasce dopo aver soddisfatto i bisogni fisiologici e si è pronti e disponibili a condividere le proprie esperienze con gli altri come la famiglia, gli amici, i colleghi di lavoro.

Successivamente si trovano i bisogni legati proprio alla sopravvivenza come, ad esempio, la sicurezza, l’ordine delle cose e la stabilità.

La base della piramide dei bisogni di Maslow è infine occupata dai bisogni fisiologici, essenziali per la sopravvivenza, come l’alimentazione, il sonno, il sesso e l’omeostasi ovvero l’equilibrio tra stato ed esigenze.

I bisogni sono dunque in ordine gerarchico nel senso che per soddisfare, per esempio, il bisogno di autorealizzazione è necessario che siano soddisfatti prima quelli che sono al di sotto, come la sicurezza e quelli fisiologici.

Alcuni tuttavia criticano l’eccessiva rigidità della scala obiettando che, talvolta, capita che bisogni dei livelli inferiori vengano ignorati per quanto quelli superiori risultano essere intensi.

Come capita, ad esempio, quando stiamo facendo qualcosa di interessante e rinunciamo alla cena, rimanendo svegli fino all’alba.

 

4. Teoria del Goal setting

 

Accanto a quella di Maslow, la Teoria del goal setting, di Locke e Latham, lega la motivazione alla consapevolezza e al valore degli obiettivi, a quanto questi siano specifici e percepiti come raggiungibili con un minimo di difficolta. 

Per spiegarti cosa intendo, ti racconto un piccolo aneddoto.

Teoria Goal setting Edwin Locke
Edwin Locke

Teoria del goal setting: un piccolo aneddoto

 

Qualche giorno fa ero seduto al tavolo di un bar a bere un Prosecco ghiacciato, godendomi un sole insolito per il mese di dicembre che, scaldandomi piacevolmente il viso, mi ha fatto venire in mente quello che un amico, Marco, mi diceva giorni prima a proposito del suo nuovo lavoro.

Sai Giuseppe, ti ricordi quando ti ho raccontato, sicuramente annoiandoti, dello stato di depressione in cui ero caduto negli ultimi mesi?

Annuii senza farglielo pesare anche se, in effetti, era diventato un po’ un tormentone.

Il mio capo mi tormentava – continuò Marco – pretendeva da me di essere più efficiente e produttivo senza risparmiarmi feroci cazziatoni, appellandomi con termini che nemmeno ti ripeto e affermando, con totale convinzione, che adottava quell’odioso comportamento per stimolarmi a migliorare sempre.

Stimolare me? A 45 anni? E quando facevo qualcosa che, obiettivamente, pensavo fosse fatta bene, figurati se me lo riconosceva. 

Se ti dico che sei bravo ti culli – si giustificava

E tutto questo senza farmi mai capire quale fosse l’obiettivo da raggiungere o, quanto meno, a che scopo dovevo fare quello che diceva avrei dovuto fare. Se ci penso mi torna la gastrite. 

Ti capisco e…raccontami di questo nuovo lavoro, sto morendo dalla curiosità di capire cosa avrà mai di così speciale da renderti così raggiante. 

Vedi Giuseppe, prima di tutto ho ben chiaro in che direzione andare e, di conseguenza, vado deciso come una scheggia. Il mio nuovo Capo, tutta un’altra pasta rispetto al precedente, mi ha concesso una fiducia incondizionata che mi fa sentire sicuro in quello che faccio e responsabile per il fatto di goderne. Tutto questo si traduce in una condizione che definirei…magica.

In che senso? – gli chiesi incuriosito.

Non so come dirti…so soltanto che quando sono lì sento che tutto scorre in modo fluido, come se non intravvedessi alcun ostacolo. Mi accorgo di essere talmente concentrato, senza peraltro fare il minimo sforzo, da essere un tutt’uno con quello che sto facendo. E sai una cosa? Il tempo scorre e… non me ne rendo conto. Mi è capitato persino di saltare il pranzo e arrivare a sera accorgendomene soltanto perché il mio stomaco protestava borbottando. Insomma Giuseppe, una figata pazzesca, mi sento un altro!

 

5. Il Flow o esperienza ottimale

Flow Mihaly Csikszentmihalyi
Mihaly Csikszentmihalyi

L’esperienza di Marco trova in effetti riscontro nei risultati delle ricerche condotte nel 1975 da Mihály Csíkszentmihályipsicologo ungherese, su sportivi e artisti di vario genere i quali riferivano di provare proprio le sensazioni raccontate da Marco vivendo quella che chiamò flow, cioè flusso, o esperienza ottimale.

Fantastico! E come si fa per raggiungere questa condizione di flow?

Le ricerche di Csikszentmihalyi hanno dimostrato che l’esperienza ottimale si genera quando esiste un certo equilibrio tra

  • le sfide che ci propongono e
  • le skills, le capacità che percepiamo di possedere.

Quando però la sfida ci sembra troppo semplice allora subentra la noia, mentre se la percepiamo superiore alle nostre capacità ecco che scatta lo stato d’ansia. L’ideale è quindi quando il rapporto è bilanciato con una leggera prevalenza della difficoltà tale da stimolare in noi quel senso appunto di sfida.

Tutto qui?

 

Come vivere il Flow

 

Se vuoi proprio andare totalmente in flow aggiungi agli ingredienti la chiara definizione degli obiettivi, rendendoli

  • positivi,
  • specifici e
  • con una scadenza insieme alla
  • disponibilità di feedback di qualità forniti, preferibilmente, nell’immediato.

 

Selezione psicologica

 

L’aspetto emotivo legato al flow e la conseguente gratificazione fanno sì che, una volta sperimentato, tendi poi a cercarti, facendo quella che si chiama selezione psicologica, altre attività che pensi ti possano regalare le stesse sensazioni.

Questo, a sua volta, attiva un meccanismo virtuoso che ti può portare a costruire un tuo personale stile di vita fatto di tutte quelle azioni, interessi e obiettivi che ti portano e ti mantengono nel favoloso flow.

Ogni azione che facciamo dunque, nasce come hai visto da un preciso bisogno da soddisfare più o meno importante.

Prendere consapevolezza perciò di quello che davvero desideri è la condizione essenziale per cercare e trovare sempre la giusta motivazione che ti spingerà fornendoti costantemente l’energia necessaria per affrontare e superare ogni ostacolo sul tuo percorso per centrare i tuoi obiettivi.

Mappa mentale trovare motivazione
Mappa mentale articolo

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Recensioni

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Rated 5,0 out of 5
1 Gennaio 2019

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Gabriele Maestri

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Rated 5,0 out of 5
1 Gennaio 2019

Un articolo prezioso per iniziare un nuovo anno . Grazie!!!

Avatar per Eleonora
Eleonora

Risposta da Giuseppe Vargiu - SinaPsiCoaching

Evviva i buoni propositi ? Grazie a te

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